Umidità: un pericolo per persone e materiali?

L’umidità è la quantità di vapore acqueo presente nell’aria, ed è una delle sue innumerevoli componenti: l’aria infatti può essere definita come una miscela di sostanze che, di norma, si presentano allo stato gassoso. Anche il vapore acqueo, in condizioni stabili, si presenta sotto questa forma, ma una quantità può variare in base alla temperatura e alla pressione, dando vita alla condensa e provocando di conseguenza un passaggio di stato da gassoso a liquido. L’umidità è dunque una parte naturale dell’atmosfera, e vi entra evaporando dalle immense superfici d’acqua che ricoprono la superficie terrestre come laghi, oceani e mari. Tuttavia, come si accennava prima, il fenomeno non rimane sempre allo stesso livello, e a modificarlo ci pensano in particolare due fattori: la meteorologia e le azioni dell’uomo, sia in ambito domestico che industriale. Per quanto riguarda il primo aspetto, i climi più freddi hanno spesso livelli di umidità più bassi rispetto a quelli più caldi, perché l’aria fredda trattiene meno umidità dell’aria calda. Anche gli interventi degli esseri umani hanno una certa influenza sul fattore umidità: le più piccole operazioni quotidiane possono modificarne l’andamento come cucinare, pulire, lavare i piatti, fare la doccia e persino respirare, incrementandone la presenza negli spazi in cui tali atti si verificano.

Umidità ed esseri viventi

Apparentemente l’umidità sembrerebbe innocua, tuttavia i suoi effetti si riversano sia sulle persone che sulle cose. Un ambiente umido infatti è terreno fertile per la proliferazione di batteri e la crescita di muffe, provocando conseguenze in termini di salute nell’uomo, soprattutto per quanto riguarda le vie respiratorie. Al contrario, ci sono esseri viventi che proliferano in presenza di umidità: tra questi gli acari, che si trovano perfettamente a loro agio in un habitat in cui è presente ad alti livelli. E proprio tali microscopiche creature possono portare al peggioramento di sintomi nell’uomo già determinati dall’umidità. Non da ultimo, gli impatti possono coinvolgere anche la sfera psicologica: la crescita di muffa e batteri generati dall’umidità è accompagnata infatti da un caratteristico odore sgradevole, che anche se avvertito in minime quantità può causare la manifestazione di disturbi quali insonnia e stanchezza, a cui possono essere correlate sintomi fisici come mal di testa e nausea.

Umidità in casa

Le conseguenze non riguardano unicamente gli esseri umani, ma anche le cose che gli stanno intorno. I segni più evidenti dell’umidità si possono riscontrare in casa, luogo in cui si riesce ad avere un quadro ampio e immediato degli effetti dannosi che tale fenomeno può generare, essendo direttamente visibili da chi ci abita tutti i giorni. L’umidità è una delle maggiori ragioni di degrado degli immobili, e misurare con quale intensità è presente risulta molto semplice, soprattutto se si tiene conto che stanze quali bagno, cucina e cantina ne sono soggette più di altre. Per capire se c’è un eccesso di umidità, può bastare anche dare un’occhiata fuori dalla finestra: la formazione di condensa sui vetri ne è infatti un chiaro indice, e questa sovrabbondanza di acqua può scorrere nei telai e dare origine a muffe, capaci di compromettere lo stato dei muri. Persino le crepe e le incrostazioni sui soffitti ne evidenziano il passaggio, non solo provocando ripercussioni a livello estetico, ma anche architettonico, contribuendo a deteriorare e indebolire la struttura muraria. Se i mobili vengono tenuti troppo vicino alle pareti, si riduce il circolo di aria e si produce condensa, che andrà a rovinare irrimediabilmente non solo gli arredi direttamente coinvolti ma anche quelli circostanti, soprattutto se fabbricati in legno. Nella zona cucina l’umidità può arrivare a coinvolgere anche gli alimenti, sia esposti come la frutta che quelli riposti negli armadietti.

Umidità negli impianti produttivi

Un altro contesto dove l’umidità può rivelarsi davvero infida è il comparto industriale, in particolar modo nei sistemi d’aria compressa in cui è necessario lavorare a secco, dove il rischio che contaminanti entrino è piuttosto elevato. Spesso l’umidità è già presente nell’aria esterna, e si immette nel dispositivo tramite l’aria di aspirazione. I rischi maggiori in caso di penetrazione sono principalmente due: da una parte la compromissione del macchinario con l’usura anticipata dei componenti, dall’altra conseguenze sulla qualità del prodotto finale che poi arriverà ai consumatori.

Per porre rimedio a questi fenomeni e contenerli servono degli essiccatori per compressori: si tratta di macchinari che evitano che si depositi la condensa all’interno del sistema, provocando danni irreparabili. Gli essiccatori industriali rappresentano l’ancora di salvezza per molti imprenditori e non solo, perché garantiscono un’aria compressa secca e ottimale per tutte le portate volumetriche. In che modo? Mettendo in pratica un’azione di filtraggio, funzionale a rimuovere l’acqua quando l’aria compressa si raffredda e il vapore acqueo si condensa. In commercio esistono varie tipologie di strumentazioni capaci di portare a compimento tale azione, tra cui gli essiccatori ad adsorbimento, che consentono la quasi totale eliminazione della condensa nell’aria compressa.